Tra i nostri pensieri...

 

Tra i nostri pensieri...

Il valore del pensiero come testimonianza

Le parole hanno il potere di accendere la scintilla del cambiamento, di ispirare azioni coraggiose e di costruire un futuro migliore. Nel corso della storia, innumerevoli intellettuali hanno prestato la loro voce alla difesa degli Ideali e dei Principi in cui il CENTRO XXV APRILE crede fermamente: libertà, democrazia, giustizia sociale e pace.

Questa pagina del sito è dedicata a quegli scritti di membri del Centro che si sono particolarmente distinti nel dare voce a questi valori, offrendo una testimonianza preziosa per le generazioni presenti e future. Attraverso le loro parole, ci invitano a riflettere sul passato, ad affrontare le sfide del presente e a costruire un futuro più luminoso per tutti.

Lasciatevi trasportare dalle loro riflessioni, dalla loro passione e dal loro impegno. Immergetevi nella potenza del pensiero come strumento di cambiamento.

Prof. Pier Franco Quaglieni


25 Aprile tricolore, una data che appartiene a tutti gli Italiani che amano l’Italia, la libertà, la pace, la democrazia

Sono passati 75 anni anni dalla fine della II Guerra mondiale e dalla Liberazione dal giogo nazifascista. E’ una ricorrenza della storia  che va ricordata e anche festeggiata perché segna la fine della più terribile guerra in cui fu coinvolta l’Italia per cinque anni e fu l’inizio di una rinascita nazionale che porterà alla Costituzione, mettendo le basi della ricostruzione.

La Resistenza iniziata dopo l’8 settembre 1943, ma già anticipata idealmente dagli antifascisti esiliati, incarcerati e confinati dal regime, rappresentò un elemento importante della Guerra di Liberazione: anche se, senza il determinante apporto degli Alleati angloamericani, il riscatto sarebbe stato  molto problematico.

Fu guerra  di popolo, di volontari armati che ricorda il Risorgimento, ma anche  una guerra regolare del Regio Esercito ricostituito al Sud  che diede un contributo non solo simbolico, come per troppo tempo sostenuto. Tra i volontari ci furono donne e uomini di tutti gli orientamenti politici o anche di nessun schieramento come molti militari che dopo l’8 settembre non fuggirono, ma andarono in montagna a resistere al nemico tedesco . Ci fu una Resistenza tricolore di tanti che furono, più che partigiani, dei veri patrioti.

Ma quei mesi dal ‘43 al’45 rappresentarono anche, come riconobbe  lo storico antifascista Claudio Pavone, un momento di atroce guerra civile tra Italiani che coinvolse anche dei civili inermi. Ci furono atrocità  terribili, esagerazioni, come riconobbe il presidente Giorgio a Napolitano, che non fanno onore alla Resistenza e che proseguirono anche dopo il 25 aprile. Esse non oscurano i meriti dei combattenti che si immolarono per difendere il suolo nazionale e ripristinare la libertà, ma una ricostruzione storica non può prescindere anche dagli aspetti negativi che sono insiti di per sé in una guerra civile che, di norma, dà spazio anche a vendette personali  e crudeltà che non vanno sottaciute. I fascisti e i tedeschi  si macchiarono di stragi e rappresaglie  orrende che determinarono delle reazioni più che comprensibili.

Certo i fascisti combatterono dalla parte sbagliata, mentre i partigiani seppero schierarsi dalla parte giusta e questo rappresenta uno spartiacque importante, ma che non può giustificare tutto di per sé. Anche gli Alleati liberatori nel corso della loro campagna d’Italia si macchiarono di azioni gravi verso donne e popolazioni civili che non mettono in discussione la loro fondamentale partecipazione a liberare l’ Italia. La storia segue criteri valutativi che vanno oltre quelli etico-politici, pure importanti.

Poi ci fu una parte di resistenti, abbastanza consistente, che vide nella Resistenza l’occasione di una guerra rivoluzionaria di classe per portare anche in Italia un regime comunista . Questa parte tentò di far deviare il corso della storia, ma non riuscì nell’intento, anzi diede qualche lezione di patriottismo, contribuendo in modo costruttivo e decisivo  alla redazione della Carta Costituzionale.

C’è chi ha scritto che tra le finalità della Resistenza ci sia stata anche la fondazione della Repubblica, ma questa affermazione non è del tutto vera perché una parte significativa dei volontari della Libertà erano soldati legati al giuramento al Re come tutti i militari italiani  che combatterono come truppe regolari a fianco degli alleati.

Infine non va enfatizzata la partecipazione popolare alla Resistenza perché ci fu un’ampia “zona grigia” di Italiani che fece il doppio gioco o cercò di tenersi fuori dalla vicende drammatiche che stavano vivendo. Solo alla vigilia del 25 aprile tutti, all’improvviso, diventarono antifascisti, mente la realtà era stata ben diversa.

Con questi indispensabili distinguo storici tutti gli Italiani si possono oggi ritrovare a festeggiare una data importante della storia italiana che la guerra civile ha reso divisiva  e che invece va vista in una dimensione più alta come guerra nazionale e patriottica. Anche il 14 luglio in Francia fu una data  inizialmente molto divisiva, poi via via divenne un riferimento  in cui tutti i francesi si identificano con orgoglio.

Esporre il Tricolore ha il significato di vedere nel 25 aprile un elemento patriottico da cui si autoescludono i nostalgici del fascismo e i faziosi che vogliono colorare politicamente questa data in senso ideologico. Essa invece appartiene a tutti gli Italiani che amano l’Italia,  la libertà, la pace, la democrazia.

(articolo dal quotidiano online Toscana Today del 25/04/2020)

Pier Franco Quaglieni è stato giovanissimo con Arrigo Olivetti e Mario Soldati tra i fondatori del Centro Pannunzio di Torino, del quale è tuttora direttore. Giornalista, docente e saggista, è stato vicepresidente della International Federation of Free Culture di Londra e del Consiglio Italiano del Movimento Europeo, presidente della Federazione Italiana Docenti. insignito del Cavalierato di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

                                                          Dott. Lino Martini

Sbandata e fuga di un esercito

Cittaducale, pomeriggio del 7 marzo 1821

Riassunto. Con la sconfitta di Napoleone Bonaparte nella Battaglia di Waterloo e la conclusione del Congresso di Vienna (giugno 1815), molti sovrani dell'Ancien Régime furono reinsediati sui loro troni. Desiderando preservare le idee innovative della Rivoluzione Francese, molti liberali europei furono costretti ad organizzarsi in società segrete per sfuggire alla repressione delle monarchie restaurate. Nel marzo 1820, un'insurrezione di soldati spagnoli prevalse, costringendo Re Ferdinando VII di Spagna a reintegrare nella legislazione statale la Costituzione (approvata dalle Cortes di Cadice nel 1812), che egli aveva abolito due anni dopo il suo ritorno dall'esilio. La notizia degli eventi in Spagna si diffuse con particolare intensità nel Regno delle Due Sicilie, specialmente a causa della stretta parentela tra le due monarchie. Lì, si era sviluppato un forte legame cospirativo tra i Carbonari e l'esercito a favore della promulgazione di una carta costituzionale. All'inizio di luglio 1820, un gruppo di ufficiali e sottufficiali affiliati alla Carboneria mobilitò le truppe di stanza a Nola, esigendo energicamente una costituzione. L'insurrezione fu un successo, poiché aveva il sostegno delle Vendite della Carboneria della provincia e del comandante dell'esercito, il generale Guglielmo Pepe, che, dopo essersi unito agli insorti ad Avellino, prese il comando dei ribelli e marciò sulla Capitale. Accerchiato e desiderando evitare spargimenti di sangue, il 7 giugno 1820, la monarchia borbonica concesse una costituzione modellata su quella spagnola del 1812. Nascondendo la sua opposizione alle novità liberali, Re Ferdinando I giurò fedeltà alla carta costituzionale, e quindi sollecitò l'intervento dell'esercito austriaco, sostenendo di esserne stato costretto. Attraverso gli Stati Pontifici, il generale austriaco Johann Philipp Frimont giunse a Rieti con 52.000 uomini; la città si trovava vicino al confine napoletano ed era sorvegliata dal generale Guglielmo Pepe e da 22.000 soldati. La battaglia decisiva tra i due eserciti avvenne nei pressi della città il 7 marzo 1821. Dopo 6 ore di onorevole combattimento, al calare del buio i napoletani si arresero alle schiaccianti armate imperiali, si dispersero e fuggirono vergognosamente. Lo scopo di questo studio è mostrare le modalità della sconfitta e comprenderne le ragioni.

Parole chiave. Eserciti austriaco e napoletano. Seconda Restaurazione. Risorgimento italiano.

(Pubblicato su Nuova Antologia Militare. Rivista interdisciplinare della Società Italiana di Storia Militare N. 4 2023)

Altri articoli: La Generosa e Gloriosa Compagine di Garibaldi alla Difesa della Repubblica Romana del 1849 (fonte: Academia.edu )

Lino Martini, è un rinomato storico e saggista italiano, nato a Vetralla (VT) il 17 aprile 1949. Cresciuto ad Arce, Sora, Anagni e Frosinone, ha trascorso parte della sua giovinezza in varie località italiane. Ha prestato servizio come sottotenente di complemento nel Servizio Automobilistico dell’Esercito dal 1973 al 1974 e attualmente ricopre il ruolo di Primo Capitano c. a.. Vive a Rieti con la sua famiglia. Ha conseguito la Laurea Magistrale in Scienze Religiose presso la Pontificia Università Lateranense, ottenendo il massimo dei voti con lode. È stato Presidente dell'Unione Nazionale Ufficiali in Congedo d’Italia (UNUCI), Sezione di Rieti, e Vice Presidente dell'Associazione Culturale Reatina "Domenico Petrini". Attualmente è Presidente del Collegio di Garanzia dell’ANCRI (Associazione Nazionale Cavalieri al Merito della Repubblica Italiana). E' un membro attivo di numerose istituzioni e associazioni storiche, tra cui l'Istituto per la Storia del Risorgimento (ISR), l'Associazione Mazziniana Italiana (AMI), la Società Italiana di Storia Militare (SISM) e il Sodalizio Ufficiali delle Forze Armate Italiane. È anche membro del Comitato Scientifico dell'Associazione Storica per la Sabina. Martini è stato insignito dell'onorificenza di Cavaliere dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana in riconoscimento dei suoi contributi nel campo storico.  È autore di numerose opere pubblicate che spaziano dalla storia militare alla ricerca storica locale, tra cui "Sulla Battaglia di Rieti-Antrodoco 7-10 marzo 1821", "Il bastone e la carota di Garibaldi a Rieti dal 29 gennaio al 13 aprile 1849", e "La Prima Legione Italiana". La sua dedizione alla ricerca storica e alla pubblicazione di opere significative lo rende una figura di spicco nel panorama culturale e accademico italiano.

                                                          Prof. Corrado Leoni


 Divisione Brasiliana sulla Linea Gotica

La guerra in Media Valle del Serchio e Garfagnana (settembre 1944-dicembre 1944)

Inizialmente la Garfagnana doveva essere risparmiata dagli eventi bellici di quel periodo: nei piani dei Tedeschi era considerata, assieme alla Versilia, una zona bianca, adibita a raccogliere gli sfollati dei territori interessati dagli scontri. Eppure non fu così: si consumò una guerra di logoramento tipica delle battaglie di trincea della Prima Guerra Mondiale che durò 7 mesi, caratterizzata prevalentemente piccoli scontri tra le pattuglie armate.

I Tedeschi con la loro ritirata in Garfagnana erano circondati in un fronte da dove potevano essere attaccati lungo 40–50 km che partiva da Ponte a Moriano e giungeva fino a Camaiore e Pietrasanta.

Dopo aver ridefinito le strategie e preavvisato la loro avanzata con serie quotidiane di bombardamenti verso i vari obiettivi militari, gli Alleati guidati dalla divisione "Buffalo" e dai partigiani iniziarono la lenta risalita verso i monti garfagnini.

Giunsero nella zona del Morianese e della Brancoleria il 15 settembre 1944. Gli Alleati trovarono una forte resistenza da parte dei Nazisti all'entrata della Valle del Serchio, cioè nella strettoia che si crea tra il Monte Pittone a Piaggiane, il Monte Castellaccio ad Aquilea e il Monte dell'Elto a Domazzano, di fronte a difese dalle quali i nemici potevano sparare a fuoco incrociato e potevano controllare tutti i movimenti in entrata della Valle. Questi scontri continuarono fino al 19 settembre 1944 quando gli Alleati riuscirono a sfondare le linee nemiche e a conquistare queste colline fondamentali dal punto di vista strategico.

Al contrario, i soldati brasiliani della FEB, che risalirono dal versante costiero, trovarono meno difficoltà: da metà settembre alla fine del mese, partendo da Pisa, riuscirono a liberare gran parte dei territori, tra cui Massaciuccoli, Bozzano, Massarosa (liberate il 16/09/1944), Maggiano, Quiesa, Santa Maria a Colle, Chiatri Puccini (liberate il 17/09/1944) e Camaiore (liberata il 18/09/1944).

Da qui i soldati brasiliani risalirono lungo la strada provinciale Lucca - Camaiore liberando le località di Montemagno, Monsagrati e San Martino in Freddana il 19/09/1944.

Tra il 25 e il 26 settembre 1944 continuarono la loro avanzata verso la località di Fiano nei pressi dei monti Prana e Pedone. Entrarono in Val Pedogna alle porte di Pescaglia dove trovarono una forte resistenza di Nazisti in ritirata verso la Linea Gotica II.

Il 28 settembre 1944, i brasiliani giunsero a Pescaglia e si aggregarono alla 92ª Divisione "Buffalo"; insieme giunsero il 30 settembre 1944 a Borgo a Mozzano (LU) stabilendoci il loro Comando.

Negli stessi giorni non mancarono le azioni offensive e di disturbo oltre le linee nemiche da parte dei gruppi partigiani: tra il 26 e il 27 agosto 1944 il gruppo "Valanga" di Leandro Puccetti prese controllo del Monte Croce del Monte Matanna sopra Fabbriche di Vallico; mentre Bagni di Lucca fu liberata dal Battaglione XI Zona Appennino Tosco Emiliano di Manrico Ducceschi (detto "Pippo") il 28 settembre 1944.

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Corrado Leoni nasce a Dro (TN) il 25 settembre 1942. Frequenta il liceo classico e si diploma a Trento. Lavora in Germania presso la VDO-Siemens, dove viene eletto nel Consiglio di fabbrica. Negli anni Settanta lavora presso l’ENAIP, nella formazione professionale a Trento, e diventa direttore ENAIP a Francoforte sul Meno per la formazione professionale degli emigrati italiani. Consegue la laurea in Economia politica presso la Facoltà di Economia e Commercio di Trento con la tesi: Sviluppo economico della Repubblica Federale Tedesca 1950-1978 (pubblicata da www.libreriauniversitaria.it). Entra di ruolo con il concorso ordinario nelle scuole superiori della provincia di Genova per l’insegnamento di Economia aziendale, che svolge negli istituti tecnici commerciali di Genova, Chiavari e Rapallo. Negli anni novanta è membro del Consiglio Comunale di Rapallo. Dal 2002 vive a Casola in Lunigiana (MS), comune di nascita della moglie Reana. Ha pubblicato diverse opere con varie case editrici. Tra le opere pubblicate con la Kimerik si menzionano Donna Luigia. Profuga e partigiana (2015), La miseria del sindacato italiano (2015), Ma’ecchia. L’ape regina (2016), Il parco buoi APOTA (2017), Gli sposi profeti (2018) e Individuo Società Lavoro Capitale (2019). Con la sua ultima opera La mulatta – Il riscatto (Kimerik 2020), ha vinto il premio “Selezione Sandomenichino” 2021.

                                   Dott. Massimo Pasquale Cogliandro

 

IL BEATO ANTONIO ROSMINI HA CONDANNATO IL NAZIONALISMO, ANCHE QUANDO È FATTO PASSARE PER PATRIOTTISMO.

(Articolo del Dott. Massimo Pasquale Cogliandro)

Dante Morando spiega che secondo Rosmini il nazionalismo è nato dalla dissoluzione della società feudale. Se l'aristocrazia dell'Antico Regime si fondava sull'"egoismo della famiglia", fondato sul fine esclusivo dell'ingrandimento della propria casa e dell'"onore della famiglia", "il nazionalismo ad oltranza, adoratore dello Stato-Patria, considerato come un Assoluto etico-giuridico" (1) esita in una "statolatria" di tipo neopagano:

"Il Rosmini, verso la fine della sua Filosofia del diritto (II, n. 2683), crede di poter affermare che, con l'abolizione dei privilegi feudali, al suo tempo si era compiuto il progresso di vincere l'egoismo della famiglia col far prevalere gli interessi nazionali e civili al di sopra di tutti i gruppi familiari e castali. Ma vede affacciarsi anche il pericolo degli egoismi nazionali: 'la società civile, scrive, è inorgoglita ella stessa di sua vittoria. L'egoismo è passato dalle famiglie nelle nazioni'" (2).

È quello che è avvenuto con la Rivoluzione Francese, dove, dopo il breve periodo della Monarchia Costituzionale, si è affermata la cosiddetta "ideologia repubblicana" francese, a cui si sono ispirati tutti i nazionalismi e i fascismi dell'Ottocento e del Novecento.
Nella Filosofia del diritto Rosmini spiega la psicologia deviante dei nazionalisti:

"Questo nostro è appunto il tempo dell'egoismo nazionale; egli vige quest'egoismo, egli cresce, egli invade tutto, egli crede di poter tutto, s'irrita e s'innaspra ad ogni sospetto, che gli sia messo alcun modo, alcun freno. E pure egli deve riceverlo codesto freno..." (3).

Morando commenta che il contrasto al nazionalismo passa per "un'educazione in cui acquisteranno particolare rilievo gli elementi morali dell'universale giustizia e dell'universale carità, che il Rosmini considera fondamentali nella società del genere umano" (4).

NOTE

(1) D. MORANDO, L'educazione nazionale e democratica in Rosmini, in Pedagogia e vita, Serie XVI, Luglio 1955, p. 430.
(2) Ibidem, pp. 430-431.
(3) A. ROSMINI, Filosofia del diritto, II, n. 2683.
(4) D. MORANDO, L'educazione nazionale e democratica in Rosmini, in Pedagogia e vita, Serie XVI, Luglio 1955, p. 431.

Massimo Pasquale Cogliandro è attualmente Presidente della SNCI (*). E’ medico chirurgo master universitario in agopuntura e fitoterapia, che esercita la libera professione a Roma dal 2004. Ha conseguito anche la Laurea Magistrale in Scienze Religiose – indirizzo catechetico-ministeriale. Collabora con padre Antonio Mancini nel Consiglio Pastorale dell’Associu Fra Bernardinu Cristini, per promuovere la beatificazione del padre francescano Bernardino Cristini, già medico della peste di Roma del 1655.

(*)  La Società Nazionale per la Confederazione Italiana (SNCI)  è un’associazione on line di Corsi, Savoiardi, Istro-Veneti e Italiani, che lavora sul piano culturale per le finalità indicate nel proprio Statuto (pubblicato come “Post fissato in alto” sulla pagina ufficiale su Facebook).

 

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